giovedì 15 dicembre 2011

Quelle storie ai confini tra follia e umorismo

POIRINO Tante storie apparentemente scollegate tra loro ma con un sottile filo che le tiene tutte insieme. “Non ce la farò mai a scrivere un libro” è il testo con cui Andrea Dilillo debutta nel mondo della letteratura. Di casa in frazione Marocchi con i genitori Lorenzo e Susanna, 25 anni, diplomato in tecnica dell’industria meccanica, lavora in una palestra a Trofarello come addetto alla segreteria. «Il libro si basa sulla tecnica del meta-romanzo – racconta l’autore -Vale a dire che il protagonista del libro prova a scriverne uno e durante questo percorso cerca di inventare, migliorarsi, trovare la strada giusta da seguire e via dicendo. Diciamo che la scelta di questo genere particolare viene dalla passione per i libri di Stefano Benni, che usa molto questa tecnica». Le storie narrano di guardoni estremi, pittori autolesionisti, eroici violentatori e tanti altri personaggi attraverso i quali Dilillo prova a spingersi sempre di più nell’assurdità dell’animo umano tra follia e ironia grottesca. Come mai ha deciso di prendere un filone che si potrebbe definire macabro? Beh, è da sottolineare che anche quando parlo delle scene più violente non scendo mai nel dettaglio ma mi limito a raccontarle e basta. Ma allora qual è il filo che lega tutte le varie vicende? La cosa che salta all’attenzione dei lettori è che nessuna ha un finale positivo. Il punto centrale però sono i vari carnefici che si trovano nei racconti, che alla fine dimostrano di essere loro stessi le prime vittime delle perversioni da cui non riescono a uscire e che gli fanno compiere azioni criminali. Fra i nove racconti qual è quello che l’ha soddisfatto di più? Quello in cui tratto il tema dell’anoressia. In pratica una ragazza, come succede in questi casi, si vede così grassa da iniziare una dieta a base di lassativi, in modo da perdere il maggior peso possibile in un tempo brevissimo. Il problema è che non sa che il suo fidanzato è un feticista e quindi si “innamora” delle sue feci, dimenticandola completamente in un momento in cui lei avrebbe ancora più bisogno di sostegno. Ad un certo punto la ragazza quindi deve decidersi: proseguire nella sua folle dieta o cercare di fermarsi per amore del fidanzato che è diventato anche il suo carnefice in quanto la obbliga a continuare a prendere lassativi per avere nuove feci? E come è stato accolto da chi l’ha letto? Sembra un racconto molto crudo. Sì, i pareri si sono nettamente divisi. Alcuni l’hanno definito fantastico e altri invece molto pesante. Ma a me è quello che è piaciuto di più per come sono riuscito a renderlo stilisticamente. Ma come può venire in mente di scrivere un libro a chi non ha a che fare con la scrittura per professione? Beh, diciamo che scrivere è stata una forma di rivalsa perché sono sempre stato un grande lettore. Questo mi ha permesso di avere sempre tante idee in testa da sviluppare, ma fino ad ora non avevo mai avuto il coraggio di provare a buttarmi in prima persona. Poi le sere passate in palestra ad aspettare che i clienti uscissero sono state un ottimo pensatoio. Quando non avevo niente da fare, passeggiavo su e giù con in mano foglietti di carta su cui scrivevo appunti e nuove idee, che una volta a casa sviluppavo. Un lavoro piuttosto lungo. A scrivere tutto il libro ho impiegato quasi quattro anni. E’ stato un lavoro che in alcuni momenti ho dovuto accantonare per mancanza di tempo, ma non ho mai mollato. Qual è stato il punto di partenza per raccontare le storie? Non ce n’è stato uno. L’unica cosa che avevo sempre ben chiara e da cui sono sempre partito per sviluppare tutto il resto erano i finali. In tutto il lavoro mi ha molto aiutato la ragazza che avevo all’epoca. Era la sola a cui avessi detto che stato scrivendo un libro, che leggeva le storie e che mi dava consigli. Per tutti gli altri, parenti e amici, è stata una sorpresa il giorno in cui sono arrivato da loro e gli ho fatto vedere il libro stampato e rilegato: pronto per la vendita. E adesso che un libro è riuscito davvero a scriverlo, la “carriera” di scrittore può dirsi conclusa o proverà a proseguirla? Ormai ci ho preso gusto.: sto già provando a scrivere un secondo libro…


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